Chiesa di San Giuseppe

Cenni storici sulla Chiesa di San Giuseppe in Augusta tratto dal Notiziario Storico N° 1 di Augusta Avv. E. Salerno Scrive:

 Lungo la via Garibaldi delimitata da levante dalla Piazza Carmine e ad un centinaio di metri dalla Piazza S.Domenico, che delimita la stessa via da ponente, si nota, con prospetto rivolto a mezzogiorno, la Chiesa di San Giuseppe, ricostruita sulle macerie della chiesa omonima dopo il terremoto del 1693. Il prospetto è semplice e poco articolato. Ha una larghezza di circa dieci metri ed è delimitato da due paraste esterne lisce, sormontate da
capitello toscano. Un unico ingresso si apre su cinque gradini che hanno come base il pubblico marciapiede; il tutto fiancheggiato da due paraste dello stesso stile delle precedenti su cui scorre una trabeazione che sostiene un timpano curvo e spezzato sormontante l’ingresso. Sicché possiamo dire che la facciata è suddivisa verticalmente in tre parti delimitate, ciascuna, da due paraste. Sotto il Timpano, su lapide orizzontale in marmo lobata e adorna di tre « guttae » in ciascuna delle estremità, vi è la seguente iscrizione: « Templum Sancti Joseph Expensis Fidelium Extructum ». Sulle strutture menzionate si erge la parte superiore della chiesa che non fa che ripetere la stessa suddivisione verticale della parte bassa; solo che le paraste sono adorne di capitello barocco munito di festone pendente. Nella parte centrale trovasi la finestra ad arco della canto. ria con soglia, sorretta alle estremità da due piccole mensole su cui si notano rilievi con il motivo delle « guttae » dianzi descritto. Un piccolo timpano lievemente aggettante sormonta la finestra della cantoria ed è inscritto in uno spazio rettangolare con lato maggiore disposto orizzontalmente cosicché la parte centrale della chiesa sovrastante l’ingresso e la finestra della cantoria, termina con struttura rettilinea, rimarcata dallo aggettare di una semplice modanatura in pietra locale. Nelle due parti laterali, in rispondenza delle parti cieche del prospetto, la costruzione presenta due piccole cellette campanarie quadrate, terminanti con trabeazione adorna di piccoli merli che ricordano il tipo di giglio fiorentino, e si alternano con delle piccole antefisse disposte ai quattro angoli. Varcato l’ingresso, si entra immediatamente nel tempio il cui interno è composto da una unica navata orientata nord-sud. della lunghezza di circa venti-venticinque metri e della larghezza di circa otto o nove. Il pavimento è in marmo policromo suddiviso in riquadrature che si alternano con cerchi. Nella parte centrale si notano tre tombe coperte da lapide marmorea e sono allineate rispetto all’asse della chiesa. Due di esse recano un epitaffio. In quella in prossimità dell’altare maggiore si legge; I.M.I. FERVIDUS HANC URNAM CONSTRUXIT JOSEPH DESERUIRE SIBI CENSUIT ATOVE SUIS IN SANCT JOSEPH TEMPLO HTC STATUEDO SEPULCRUM EXPECTAT MARITO PRAEMIA DIGNA POLI ANNO DNI 1763 In quella di centro: I.M.I. MARMORIS HANC URNAM POSUIT VINCENTIUS (IMMEUS?) HAERES QUAE BERNARDINI DETINET OSSA SACRI PRESBUTER HIC (TRONUM?) EXPERTUS IOSEPH CREDITUR IN COELIS DONA TENERE PATRIS ANNO DOMINI 1740 La terza lapide non reca alcuna iscrizione. Stando rivolti verso l’altare maggiore, ai piedi dell’altare di destra, dedicato alla Madonna della Lettera, si scorge una piccola lapide di cm. 60x30 circa che reca la seguente iscrizione: D. JOSEPHO VISCOPIA PALAZZOTTO HAC DE ECCLESIA MERITO ADELPHATUM FOSSAE PATRONATUM ANTIPE (L) ARCESE TRIBUIT ET TRAJECTUS CONCEPTAE MURABITO UXORI EIUS UTI RAEREDI EX ASSE IPSA D. IOSEPHO COSTANZO NEPOTI ET SUIS TESTAMENTO TRASCRIBERE CAVIT ANNO DXI M.DCCC.XXVIII. Poco distante da questa lapide si scorge un frammento marmoreo, incastonato tra i marmi che compongono il disegno del pavimento, su cui si rinvengono poche parole disposte su sei righe: BEN OPULI Sc PONc PERENNEM REGM S(e)q. AUGUSTISSTMAM IN AEV AUGUSTA CIVIM SUB IUSSU D. COMtis RAI(M) pi Non si riesce a potere dedurre attraverso la lettura del frani- mento il contenuto della iscrizione della intera lapide. Molto probabilmente trattasi di qualche lapide proveniente dalla vecchia chiesa di S. Giuseppe distrutta, insieme a tante altre, dal terremoto del 1693. Lungo le pareti laterali stanno addossati quattro altari (due per lato) che si alternano con altrettante nicchie aventi arco a sesto ribassato. Sulla parete di levante, nella prima nicchia vicina alla balaustra, si nota un artistico presepio con personaggi in terracotta e costumi in stoffa alla maniera contadinesca del primo Ottocento. Questi « pastori segnano il ricordo d’una raffinata tendenza artigianale ormai scomparsa, e costituiscono l’unico esemplare esistente in Città. Spostandoci verso l’ingresso notiamo l’altare dedicato alla Madonna della Lettera che insiste su due gradini in pietra rossa, adorno di paleotto in marmo recante delle sottili cornici. La pala sovrastante il tabernacolo con cornice in legno dorato finemente lavorata non è di gran valore ed è racchiusa in un grande arco a tutto sesto, a sua volta inscritto in un gruppo di lesene, da cui aggettano due colonne lisce, munite di capitello composito, poste a sostegno di una trabeazione, non appesantita dalla decorazione di schietto gusto barocco, sormontata, in rispondenza del menzionato arco, da timpano spezzato terminante in volute. Sull’arco dell’altare si notano tre cartelle in marmo di perfetto stile seicentesco. Quella sulla sinistra reca la seguente iscrizione: «D.O.M. CONGRUIT IN SPONSI TEMPLO SITUARE SACELLU ((QUO MARIAE TATUIT CONDERE VIRI OPERA. La cartella destra reca uno stemma accartocciato partito, con perfilo in marmo Sant’Agata. La parte sinistra reca in alto tre stelle a otto punte ciascuna in marmo giallo, sì da formare, per come son disposte, i vertici di un triangolo equilatero con base rivolta verso l’alto. Sotto le tre stelle si nota un fiore in marmo rosso con lungo stelo attraversato diagonalmente da una sottile foglia in marmo verde sovrapposta. La parte destra presenta due riquadrature scandite da fascia orizzontale sottile in marmo verde. La parte bassa non reca alcuna decorazione; la parte alta è, a sua volta, suddivisa in due parti da sottile sbarra in marmo Sant’Agata, e una stella a otto punte in marmo giallo si nota sull’ottavo alto di sinistra. Immediatamente dopo l’altare della Madonna della Lettera si nota un’altra nicchia con arco a sesto ribassato nella cui cavità è sistemato un confessionale in noce, verniciato e adorno di perfili dorati. Come d’uso comune il confessionale è diviso in tre parti; due laterali per accogliere i penitenti e quella centrale che serve per il sacerdote. A questa si accede attraverso un piccolo ingresso ad arco munito di mezzo sportello nella parte bassa ed il tutto è delimitato da due colonnine con capitello corinzio a tutto tondo, sorreggenti una scorrevole trabeazione. Una piccola calotta, adorna di leggeri costoloni, a forma di cupola, sul cui raggio verticale insiste un ornamento floreale lanceolato, fa da copertura al mobile dall’elegante fattura. Sul confessionale si nota una tela con cornice dorata liscia raffigurante il Sacrificio di Isacco. Lavoro alquanto mode- sto in cui dominano maggiormente rozzi elementi chiaroscurali che coloristici. Giunti vicino all’ingresso notiamo un altro altare che presenta le stesse strutture architettoniche di quello dianzi descritto, dedicato a Santa Barbara. La giovine martire occupa il lato sinistro della tela che fa da pala e si presenta all’osservatore reggendo con la sinistra una piccola torre. Nella parte bassa, tra armi e cimeli, si nota in primo piano un vasto tratto di mare e nello sfondo una fortificazione che ha molte caratteristiche identiche a quelle della cinta bastionata del nostro Castello Svevo; e precisamente della cinta di terra eretta verso la prima metà del sec. XVI. Infatti, si nota chiaramente che la cinta raffigurata ha le sue fondamenta sulla terra-ferma, mentre non si nota la cortina di mare che costituisce la seconda cinta bastionata, costruita ad opera del viceré Francesco Benavides nel 1681. Se in effetti nello sfondo vogliono essere riprodotte le fortificazioni della antica Augusta, si deve pensare che siano quelle della cinta di terra e, data la mancanza della seconda cinta bastionata, dobbiamo concludere che l’opera sia anteriore al 1681. che sia sfuggita al terremoto del 1693 e che in tal frangente si trovasse in altro sito (1), essendo la chiesa stata distrutta dal terremoto. Vicino l’ingresso si nota una lapide con la seguente iscrizione ADDI’ III FEBBRAIO MCMXLVI S. E. MONS. ETTORE BARANZINI ARCIVESCOVO DI SIRACUSACONSACRAVA SOLENNEMENTE QUESTA CHIESA DEL PATRIARCA S. GIUSEPPE CON LE OFFERTE DEI FEDELI GIA’ CONSOLIDATA ED ABBELLITA GLI AMMINISTRATORI DELLA CONFRATERNITA VOLLERO CHE QUESTA LAPIDE RICORDASSE AI POSTERI RESTAURI ED IL RELIGIOSO AVVENIMENTO CONSIGLIERI: MARIO TRINGALI GIUSEPPE GIANINO CARMELO CASALAINA L’ECONOMO: CARMELO DE LEO PRESIDENTE: ANGELO FARERI VICE PRESIDENTE: FRANCESCO PASSANISI SEGRETARIO: SANTI BELLISTRI CASSIERE: FRANCESCO BALLOTTA.  Sull’ingresso un soppalco in legname composto da due parti laterali ampiamente aggettanti di struttura convessa, serve da spazio per la cantoria e per l’antico organo perfettamente intonato allo stile della chiesa. Il soppalco è protetto da un parapetto in legno suddiviso in pannelli riproducenti scene bibliche, scanditi l’uno dall’altro da delicate figurine di putti di raffinata fattura. Sulla parete di sinistra si nota, in prossimità dell’ingresso, l’altare della Adorazione dei Magi dello identico stile di quelli già osservati. La tela ha le stesse dimensioni delle precedenti, cioè circa m. 2x3. E’ di buona mano, ma non reca alcuna firma.

(1) Certamente la tela dovrà provenire da altra chiesa. Basti notare che è rettangolare a differenza delle altre ed era in origine inscritta in una cornice ad angoli retti, di cui i due superiori sono stati alquanto smussati, senza tener Conto che tale operazione ha deturpato il fine lavoro artigianale dello intaglio. Ma ciò si è fatto al fine di fare alloggiare la tela sotto l’arco sovrastante l’altare.










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